Rocche di Romagna: storia e tramonti a misura di calice | Consorzio Vini di Romagna
settembre 2021 | Territorio

Rocche di Romagna: storia e tramonti a misura di calice

Storia e storie si intrecciano nelle solide fondamenta delle costruzioni più iconiche della Romagna: le sue rocche. Un viaggio alla scoperta di tre fortezze accompagnati da un calice di vino

Rocche di Romagna: storia e tramonti a misura di calice | Consorzio Vini di Romagna

Si sa che in Romagna, ovunque si volga lo sguardo, questo verrà rapito da un panorama da mozzare il fiato e imprimersi indelebilmente nella memoria. Se il protagonista della costa romagnola è il sempre mutevole Adriatico, splendido della sua bellezza liquida, l’entroterra è il regno delle geometrie morbide delle colline. Qua, fra vigneti, campi, boschi di aceri e carpini, l’orizzonte è un susseguirsi di dolci pendii interrotto solo dalla sagoma delle rocche.

Baluardi di un tempo andato ma mai dimenticato, architetture dense di storie e di Storia, le rocche di Romagna sono scrigni di pietra che non aspettano altro di essere scoperti e conosciuti. Per questo abbiamo pensato di stilare una lista delle più suggestive rocche e fortezze di questa regione, luoghi da visitare al calare del sole, nell’ora più bella della giornata, quella del tramonto, da soli o in compagnia, con in mano un calice di vino. Non sapete quale portare? Nessun problema, anche in questo caso vogliamo aiutarvi. Perché se è vero che ogni palato vuole il suo vino, anche i luoghi non sono da meno e richiedono profumi e sapori ben precisi, come quelli delle diverse, eccellenti e ormai iconiche sfumature del Romagna Sangiovese DOC.

Rocca Fregoso, Sant’Agata Feltria - Romagna Sangiovese DOC sottozona Longiano

Dalla famiglia Cavalca dei Conti di Bertinoro, che governarono Sant'Agata Feltria dalla fine dal X al XII secolo, passando per gli Arcivescovi ravennati fino alle famiglie dei Faggiolani, dei Guidi, dei Tarlati, dei Brancaleoni dei Malatesta e infine dei Montefeltro. Rocca Fregoso, la spettacolare fortezza che domina Sant’Agata Feltria, ha avuto molti padroni, ciascuno dei quali ha apprezzato e sfruttato la posizione strategica della struttura, posta sul Sasso del Lupo, a dominare la sottostante valle del fiume Savio.

A iniziare la decisiva trasformazione della fortezza nella “Rocca delle Fiabe” fu, a partire dalla seconda metà del Quattrocento, la famiglia dei Montefeltro, i quali convertirono l’antico baluardo difensivo, in una dimora adatta al loro stile di vita sfarzoso e agiato.

L’opera di ristrutturazione e ammodernamento fu affidata al senese Francesco di Giorgio Martini, celebre architetto civile e militare dell’epoca, ma anche scrittore, pittore e intellettuale a tutto tondo, a cui i signori di Urbino diedero numerosi incarichi, tra cui i lavori al Palazzo Ducale di Urbino e un complesso sistema di fortificazioni, come quelle di Sassocorvaro, San Leo e Mondavio.

Sul nome con cui oggi è conosciuta questa fortezza però spira l’imponente Tramontana Scura tipica dell’inverno ligure: Fregoso è infatti il cognome di un’importante famiglia genovese, il cui esponente, Agostino Giovanni Fregoso, fu ospite di Federico da Montefeltro alla fine del XV secolo. Fu proprio Federico, intuendo l’importanza di poter guadagnare un alleato così potente, a concedere in sposa sua figlia Gentile Feltria al nobile genovese, al quale portò in dote anche la rocca, che da allora è conosciuta come Rocca Fregoso.

Questa si presenta oggi mutilata per il crollo della parte alta del Mastio Maggiore, ma conserva intatto il fascino della sua lunga, travagliata storia. Salite a Sant’Agata Feltria agli albori del crepuscolo, portando con voi una persona cara e una bottiglia di Romagna Sangiovese DOC sottozona Longiano, dal profilo robusto ed elegante, ricco di note di frutta fresca. Non ve ne pentirete.

Castel Sismondo, Rimini - Romagna Sangiovese DOC sottozona Modigliana

Se passeggiare nei pressi dei bastioni di Castel Sismondo vi provoca lo stesso senso di meraviglia e terrore a cui i romantici diedero il nome di “Sublime”, allora significa che anche a distanza di quasi 600 anni la più poderosa, importante e stupefacente delle dimore dei Malatesta sta suscitando lo stato d’animo per cui Sigismondo Pandolfo Malatesta la progettò e la eresse.

Casa dell’illustre stirpe dei Malatesta, fortezza inespugnabile contro le mire espansionistiche di nemici e rivali, monumento che rispecchiasse la grandezza e il prestigio della famiglia che, dalla valle del fiume Marecchia, arrivò poi a estendere il proprio dominio sulla Romagna, sulle Marche e su parte dei territori di Bergamo e Brescia: tutto questo, per Sigismondo Pandolfo Malatesta, doveva essere e rappresentare Castel Sismondo, dal lui voluto, pensato e che proprio da lui prese il nome.

Sopra il portone principale di accesso alla roccaforte è ancora possibile leggere l’iscrizione che il signore di Rimini volle apporre nel 1446, data della presunta conclusione dei lavori (in realtà questi continuarono fino al 1454, ma Sigismondo Pandolfo Malatesta volle che la data di fine lavori fosse il 1446, numero che riteneva fortunato):

“Sismondo Pandolfo Malatesta, eresse dalle fondamenta e costruì questo grande edificio a decoro dei riminesi e ordinò che fosse chiamato, col suo nome, Castel Sismondo, 1446”

Un’ombra di superstizione si allunga anche sulla data designata per la posa della prima pietra: 20 maggio 1437 alle ore 18.48. Questa precisione è dovuta a complicati calcoli che Sigismondo Pandolfo Malatesta fece fare agli astrologi di corte, in modo da inaugurare un lavoro così importante sotto i migliori auspici astrali.

Nonostante il richiamo alla superstizione e agli influssi delle stelle, Sigismondo Pandolfo Malatesta fu uomo dal raffinato ingegno e dai gusti sofisticati: creò attorno a sé una corte di letterati e intellettuali, e fu l’architetto, o meglio il coordinatore dei lavori, di Castel Sismondo. Le fonti storiche ci dicono anche che il celeberrimo Filippo Brunelleschi venne ospitato alla corte dei Malatesta intorno al 1438, periodo durante il quale Sismondo con ogni probabilità si avvalse di suoi consigli in materia di architettura.

Osservando le strutture difensive dell’edificio si noterà una particolarità: anche verso la città erano state predisposte delle aperture per piazzare artiglieria e dispiegare soldati, segno che Sigismondo Pandolfo Malatesta, nonostante fosse il signore di Rimini, non si fidava di nessuno, nemmeno dei suoi stessi cittadini.

A quasi 6 secoli di distanza riminesi e visitatori sono più che i benvenuti alla corte di Sigismondo Pandolfo Malatesta, visto che Castel Sismondo è uno dei palcoscenici culturali più importanti della città. Diversamente dalle altre fortezze, vi consigliamo di visitare il castello appena prima del tramonto, per poi spostarvi in città a godere del crepuscolo romagnolo dai tavoli di una delle tante osterie ed enoteche, brindando all’ingegno di Sigismondo Pandolfo Malatesta con un calice di Romagna Sangiovese DOC sottozona Modigliana, una delle sottozone più iconiche del Sangiovese, perciò la più adatta per alzare il calice in onore di questa leggendaria figura. Salute!

Rocca Malatestiana, Montefiore Conca - Romagna Sangiovese DOC sottozona Cesena

Se la Rocca Malatestiana veglia nuovamente su quel piccolo gioiello che è Montefiore Conca lo si deve alle importanti opere di restauro che, dagli anni ’50 a oggi, hanno permesso a una delle dimore estive predilette dei Malatesta di tornare agli antichi fasti. Dal XIV secolo al secondo dopo guerra, questa fortezza è passata dall’essere un importantissimo elemento dell’esteso sistema di fortificazioni erette dalla famiglia Malatesta, a un rudere irriconoscibile. Se a un visitatore negli anni ’60 quello che si offriva era un triste spettacolo, oggigiorno è facile capire come mai Malatesta Ungaro avesse scelto, fra i suoi molti possedimenti e manieri, proprio la Rocca di Montefiore Conca come luogo d’elezione per ospitare notabili del calibro del Re d’Ungheria Luigi d’Angiò o Papa Gregorio XII. Nonostante le sue linee marziali e una diffusa aura di inespugnabilità, è impossibile non rimanere affascinati dall’imponente profilo della Rocca Malatestiana, immaginarla brulicante di vita e musica o teatro di appassionanti vicende.

È infatti il caso di accennare al fatto che la Rocca Malatestiana di Montefiore Conca mostra molto meno di quanto in realtà non celi dietro alle sue imponenti mura. Si narra, infatti, che nelle notti di ottobre il silenzio delle sale della Rocca Malatestiana venga rotto da uno spettrale quanto inconsolabile pianto di fanciulla. Si tratta con ogni probabilità del lamento di Costanza Malatesta, figlia di Malatesta Ungaro e Violante D’Este, e ricca vedova di Ugo d’Este.

Dopo la morte in battaglia del marito, la giovane fece ritorno in Romagna alla corte dello zio Galeotto l’Ardito Malatesta. Qui si innamorò perdutamente e istantaneamente di Ormanno, un duca tedesco al servizio della famiglia riminese. La loro storia d’amore venne vissuta in gran segreto, per paura di scatenare l’ira dei famigliari e dello zio di Costanza. Ma l’indignazione che questi mostrò una volta scoperta la relazione non era che un pretesto per potersi sbarazzare della giovane nipote e mettere le mani sul suo patrimonio ereditato dal defunto marito Ugo d’Este. Una notte di ottobre del 1378, forse il 15, ma non è certo, un sicario dallo zio Galeotto l’Ardito, o lo zio stesso, entrò nelle stanze degli amanti e li uccise senza pietà. Da allora si narra che Costanza Malatesta vaghi per la rocca nelle fredde notti autunnali di ottobre, piangendo il suo amore perduto.

Godere degli ultimi raggi di sole della giornata dai bastioni della Rocca Malatestiana di Montefiore Conca è sicuramente un’esperienza da lasciare con il fiato sospeso. Se decideste di seguire il nostro consiglio di vivere uno dei tanti, splendidi tramonti di Romagna da questo luogo, vi consigliamo, anzi, vi chiediamo, di portare con voi una bottiglia di Romagna Sangiovese DOC sottozona Cesena e un paio di calici, per brindare con un vino di struttura, caratterizzato da aromi di ciliegia e sapida morbidezza allo sfortunato amore di Costanza e Ormanno.